E’ cominciata la fuoriuscita dalla democrazia di Mario Dogliani

Mario Dogliani: è cominciata la fuoriuscita dalla democrazia 

Pubblichiamo la relazione tenuta dal costituzionalista prof. Mario Dogliani il 10 aprile 2014 al Seminario del Centro per la Riforma dello Stato  sul tema: “Riforme costituzionali e qualità della democrazia”.

 1 – Dieci premesse e un interrogativo

1.- Scopo di questo Seminario è vagliare la fondatezza dell’ interrogativo che nasce dalle seguenti premesse:

Se si riconosce che

– Le opzioni statutarie del Partito Democratico in  favore delle cosiddette “primarie aperte” per la scelta del segretario nazionale e dei segretari regionali, sono state assunte in frontale e consapevole disprezzo del ruolo degli iscritti (e dunque in frontale e consapevole disprezzo del partito-associazione).

– La scelta fatta dal governo Letta – forzando la situazione parlamentare con un disegno di legge di dubbia legittimità – di intestarsi la primogenitura della eliminazione del finanziamento pubblico ai partiti (sostenuta dal PD) ha costituito un atto volto non solo ad eliminare abusi, ma a criticare – come superfluo – il ruolo dei partiti-organizzazione e la loro autonomia dai finanziamenti privati (ed è dunque stato un atto di frontale e consapevole disprezzo del partito politico come organizzazione autonoma da quelle economiche).

– L’abbandono – cardine della tanto vituperata deroga all’art. 138 della Costituzione, ma sostenuto da molto tempo e in molte sedi – del principio secondo il quale il corpo elettorale dovrebbe potere sempre opporsi alle riforme della Costituzione attivando il particolare referendum previsto dall’art. 138 (possibilità inibita invece dal testo in vigore dell’articolo stesso in caso di approvazione da parte di maggioranze superiori ai 2/3) obiettivamente facilita il cammino di riforme volute da una classe politica animata da intenti oligarchici (eliminare nemici interni e concorrenti esterni) e solo in quanto tale capace di “larghe intese” (essendo quegli intenti l’unico cemento di queste ultime); e che tale abbandono è stato operato tanto dalle attuali forze di governo che da quelle forze culturali che in passato invocavano tale principio per “mettere in sicurezza la Costituzione”. Continua a leggere

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DALLA DEMOCRAZIA IN EUROPA AL COSTITUZIONALISMO MONDIALE  

PER UNA COSTITUENTE EUROPEA: TORNARE DALL’INCUBO AL SOGNO

Si è tenuta il 12 aprile a Roma un’Assemblea promossa da ECONOMIA DEMOCRATICA, SBILANCIAMOCI e COMITATI DOSSETTI PER LA COSTITUZIONE, per chiedere che il prossimo Parlamento europeo, che sarà eletto il 25 maggio, sia investito di funzioni costituenti per la stesura e la promulgazione di una Costituzione europea che stabilisca condizioni di ”EGUAGLIANZA E INCLUSIONE IN ITALIA E IN EUROPA”. La proposta è stata illustrata e dibattuta tra gli altri da Raniero La Valle, Luigi Ferrajoli, Claudio Gnesutta, Piervirgilio Dastoli, Roberto Schiattarella, Felice Pizzuti, Pierluigi Sorti, Umberto Baldocchi. È stato approvato il manifesto che illustra le motivazioni e le finalità della proposta, e ne sono state sviluppate molteplici implicazioni e linee di azione. In particolare si è affermato che una Costituzione europea è necessaria per integrare in un disegno costituzionale democratico un ordinamento europeo che di fatto già opera come un ordinamento federale ma senza le garanzie che tale forma politica richiede, e che riduce tutta la legislazione a una “lex mercatoria”. Si è convenuto che l’obiettivo di un costituzionalismo europeo, muovendo da una forte ripresa della democrazia nei singoli Paesi membri dell’Unione e in particolare in Italia, deve inserirsi nella prospettiva di un inedito costituzionalismo sul piano mondiale, che vincoli la globalizzazione a un sistema di garanzie e di diritti universalmente affermati e sanciti, a cominciare dal diritto di comunicazione e di migrazione teorizzati già all’inizio della modernità, e tenda alla istituzione  di autorità politiche democratiche riconosciute e condivise da tutti i membri della comunità internazionale. Si è osservato come a tale costituzionalismo mondiale possa oggi fornire un potente impulso nella coscienza popolare la scelta universalista e la critica del sistema economico dominante espresse dal pontificato di papa Francesco, novità questa  che la politica farebbe male a ignorare. È stato osservato che ad attribuirsi poteri costituenti per la formulazione di una Costituzione europea dovrebbe essere lo stesso Parlamento europeo, non potendo essere i governi a conferire al Parlamento un tale mandato, ed è stato affermato che la Costituzione europea dovrebbe essere poi approvata da tutti i cittadini dell’Europa mediante un referendum paneuropeo. Riguardo alle politiche economiche e sociali che la Costituzione dovrebbe imporre all’Europa di perseguire, esse dovrebbero essere soprattutto volte a creare condizioni di piena occupazione, essendo il lavoro il bene, anche dal punto di vista costituzionale, più necessario e prezioso; e una politica del lavoro non può essere una politica congiunturale e a breve termine ma comporta nuovi modelli di produzione.  È stato anzi argomentato e sostenuto, su un piano di teoria economica generale, che la stessa scienza economica e l’economia politica, sulla scia dell’insegnamento di Federico Caffè, non dovrebbero riconoscersi alcun altro obiettivo che quello del lavoro e della piena occupazione.

Su questi temi l’assemblea si è augurata che si sviluppi un’ampia riflessione e un dibattito che, prendendo occasione dalle elezioni europee, sia in grado però anche di andare al di là delle contingenze politiche più immediate.

Pubblichiamo di seguito il “Manifesto” di convocazione dell’Assemblea, e la relazione introduttiva di Raniero La Valle. Le altre relazioni e interventi si potranno ascoltare tra qualche giorno sul sito www.economiademocratica.it

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