Lettera ai senatori sulla legge elettorale
NON TOGLIERE IL POTERE AI CITTADINI PER DARLO TUTTO A UN SOLO PARTITO
Caro Senatore,
molte ed autorevoli critiche sono state sollevate, nei confronti della prima versione dell’Italicum, concordata nel patto del Nazareno ed approvata senza troppe varianti dalla Camera dei deputati. Un appello dei giuristi del gennaio dell’anno scorso ha segnalato la preoccupazione e lo sconcerto della cultura giuridica democratica di fronte ad una riforma elettorale che riproduce gli stessi difetti di fondo del sistema elettorale che la Corte Costituzionale ha annullato con la sentenza n. 1/2014, mantenendo un enorme premio di maggioranza, le liste sostanzialmente bloccate e raddoppiando le soglie di sbarramento. Consideriamo di fondamentale importanza la posizione espressa dall’ANPI il 16 gennaio 2014 con un appello indirizzato a partiti, parlamentari e cittadini, che condividiamo.
Nella discussione in corso al Senato si annuncia un peggioramento della pur pessima riforma approvata dalla Camera: il premio di maggioranza non verrà più attribuito alla coalizione ma alla singola lista che, superando una certa soglia, otterrà un voto in più di ogni altra lista, ovvero che prevarrà nel ballottaggio. In questo contesto l’abbassamento al 3% delle soglie di sbarramento non sarebbe sufficiente a migliorare la rappresentatività, anche perché il privilegio delle liste bloccate, aggravato dalla pluralità di candidature, verrà conservato per i 2/3, rendendo bloccato il capolista in un sistema elettorale fondato su liste corte. Si perpetuerebbe così lo scandalo di Parlamentari nominati dai capi dei partiti, in assenza di vincoli di una legge sui partiti, espropriando gli elettori del potere di scelta dei propri rappresentanti.
Con questa riforma si realizzerebbe un cambiamento epocale del sistema politico di governo. Per legge verrebbe attribuita la maggioranza parlamentare e la guida del Governo ad un solo partito, che in realtà rappresenterebbe una minoranza di cittadini, tanto più grave in presenza di un astensionismo ormai a livelli di guardia. Per rendersi conto della gravità di questa svolta, basti pensare che dal 24 aprile del 1944 (secondo governo Badoglio) ad oggi, in Italia si sono sempre e solo succeduti governi di coalizione, o quanto meno sostenuti da una maggioranza di coalizione.
Persino nel 1948, quando la DC ottenne la maggioranza assoluta dei seggi, De Gasperi preferì formare un Governo di coalizione, per assicurarsi quel minimo di pluralismo che gli consentiva di non restare prigioniero di quei poteri che l’avevano sostenuto. Anche con la svolta maggioritaria uninominale determinata dalla legge Mattarella e perfino con il Porcellum, in Italia si sono sempre alternati governi sostenuti da una coalizione, che hanno mantenuta aperta una dialettica politica, anche se insufficiente, nella determinazione delle scelte di governo. Continua a leggere
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