Il Parlamento non si faccia espropriare della Costituzione

La massima urgenza è quella di una riforma elettorale di tipo proporzionale

L’Associazione per la Democrazia Costituzionale ha indirizzato a tutti i parlamentari la seguente lettera: 

Associazione per la Democrazia Costituzionale
Cara/o Deputato,
Cara Senatrice/Senatore,
dopo l’insediamento del nuovo governo è venuta all’ordine del giorno la proposta, rilanciata dal Presidente del Consiglio ma formulata dal gruppo di lavoro sulle riforme istituzionali convocato dal Presidente della Repubblica, di istituire una inusitata Convenzione per le riforme costituzionali.
Secondo la proposta dei “saggi” per procedere alla revisione della Costituzione bisognerebbe istituire una “Commissione redigente” mista costituita su base proporzionale da parlamentari e non parlamentari con il compito di redigere un testo di riforma da presentare al Parlamento che dovrà votarlo articolo per articolo senza emendamenti.
Orbene tale proposta è irricevibile perché integrerebbe un vero e proprio illecito costituzionale!
Il potere di revisione costituzionale, infatti, non è un potere costituente, né può essere modulato di volta in volta secondo le convenienze politiche. 

Continua a leggere

Pubblicità

Giuristi contro la Convenzione Subito la legge elettorale

 

logo comitati dossetti ok

I Comitati Dossetti per la Costituzione augurano buon lavoro al Presidente Letta, di cui apprezzano lo sforzo coraggioso e determinato di fronte alla drammatica situazione economico-sociale del Paese.

Riguardo alle riforme costituzionali i Comitati dichiarano assolutamente necessario che esse vengano sottratte al ricatto della legge elettorale vigente, la cui espulsione dall’ordinamento, che ne è così gravemente sfregiato, deve precedere e rendere possibile ogni altro intervento di riordinamento istituzionale.

Riguardo alle procedure e al merito dell’ipotizzato processo di revisione costituzionale, i Comitati Dossetti si riservano un parere informato, ma fin da ora richiamano il governo e il Parlamento al rispetto delle norme dell’art. 138 della Costituzione, senza l’osservanza del quale l’intera Costituzione sarebbe delegittimata. In particolare ritengono che non si debba far appello a Commissioni o Convenzioni paracostituenti per progetti complessivi di riforma, ma che si debba procedere con riforme puntuali discusse e realizzate con le procedure previste istituto per istituto. I Comitati fanno propria la riserva espressa dal prof. Onida nella relazione finale del Gruppo di lavoro istituito dal Presidente della Repubblica, secondo la quale il progettato ricorso a organismi redigenti non previsti dall’ordinamento, rischierebbe di “innescare un processo ‘costituente’ suscettibile di travolgere l’intera Costituzione” di cui, pur nelle opportune puntuali modifiche, vanno mantenuti fermi “i principi, la stabilità e l’impianto complessivo”.

Il ricorso a procedure arbitrarie certamente porterebbe al fallimento dell’intero processo, ciò che, dato il legame stabilito con la durata del governo, riaprirebbe una crisi dalle conseguenze imprevedibili.

I Comitati Dossetti richiamano alla riflessione di tutti il fatto che, di fronte al collasso di tutte le regole e delle vecchie certezze dell’ordine economico-sociale, i principi fondamentali della Costituzione sono rimasti gli unici principi di razionalità e quindi di stabilità dell’ordinamento.

Raniero La Valle, Luigi Ferrajoli (presidenti), prof. Umberto Allegretti, prof. Gaetano Azzariti, prof. Enzo Balboni, prof. Sergio Bartole, prof. Francesco Bilancia, prof. Lorenza Carlassare, prof. Nicola Colaianni, prof. Claudio De Fiores, prof. Alfonso Di Giovine, prof. Mario Dogliani, prof. Gianni Ferrara, Domenico Gallo, prof. Alessandro Pace, prof. Alessandro Pizzorusso, prof. Umberto Romagnoli, prof. Gustavo Zagrebelsky; avv. Francesco Di Matteo, avv. Domenico D’Amati, avv. Nanni Russo, Giuseppe Giulietti, Tommaso Fulfaro.

Roma, 2 maggio 2013

Il documento è aperto alle firme di altri giuristi e cittadini (chi voglia sottoscriverlo può farlo a questo link http://www.economiademocratica.it/?p=1210 scrivendo  “aderisco” nell’apposito spazio dei commenti):

Maurizio Serofilli, Enrico Peyretti, Angelo Casati, prof. Cristina Giorcelli, Sandro Baldini, Piercarlo Pazé, Rita Girotti Elena Milazzo Covini, prof. Nicola Occhiocupo, Maria Chiara Basile Zoffoli, Pierantonio Colombo, Joli Ghibaudi, Elena Dall’Acqua, Gabriele Aquilina, Federico Zanda, Domenico Basile, Carlo Romani, Carlo Ferraris, Maria Pia Bozzo, Luisa Marchini, Margherita Zanol, Angelo e Grazia Barsotti, Marialba Pileggi, Paola Zerbini, Dora Marucco, Vittorio Possenti, M. Cecilia Zoffoli, Mario Giacompolli, Francesca Landini, Anna Alberigo, Associazione Culturale Il Mosaico, Giovanni Bianco, Paolo Caretti, Umberto Musumeci, Alberto Albertini, Francesco Riva, Paolo Bertagnolli, Francesco Grespan, Barbara Romagnoli, Rita Sanlorenzo, magistrato, Innocenza Indelicato, Franca Maria Bagnoli, Fabrizio Truini, Aldo Antonelli, prof. Bruno Antonio Bellerate, Roberto Riverso, magistrato, Paolo Farinella, Angela Mancuso, Francesco Maisto, Sabrina Bosi, Chiara Giunti, Umberto Andalini, Giuseppe Coscione, Gian Carlo Poddine, Mauro Armanino, Giulio Sica, Giuseppe Forte, Francesco Scandiuzzi, Franco Ricci Lucchi, Beatrice Felis, Re Germano, Carlo Baviera, Claudio Giambelli, Maria Laura Paesano, Gianni Novelli, Nicoletta Gandus, Angelo Di Natale, Pier Giorgio Maiardi, Stefano Celli, magistrato, Claudio Paccani, Andrea Manzardo, Del Bene Margherita, Roberto Giardelli, Patrizia Farronato, Fabrizio Giuliani, Angelo Vancheri, magistrato, Pasquale De Sole, Cecilia Carmassi, Camillo Neri, Rolando Dondarini, Dina Galli, Vincenzo Zacchiroli, Enrico Morganti, Egidio Ussello, Enrico Artioli, Adriano Bustreo, Nara Zanoli, Antonio Ciro Conte, Umberto Baldocchi, Gabriella Franceschetti, prof. Giorgio Grasso, Sandro Bonardi, Carmine Miccoli, Giorgio Tufariello, Liliana Lipone, Stefano Volante, Riccardo Lenzi, Vincenzo Ortolina, Francesco Rosetti, Maurizio Sgarzi, Liliana Romagnoli, on. Felice C. Besostri, Gianni Mula, Piera Filippone, Maria Luisa Monaca, Fabrizio Giuliani, Giovanna Mancini, Fulvio De Giorgi, Augusto Sabatini, magistrato, Maria Nobile, Mariarosa Schaffner, prof. Biagio Ricceri, Achille Pellegatta, Ferruccio Garnero, Enrico Frattini, Silvana Ratti, Giovanna Marsetti, Enzo Balboni, prof. Luigi Lentini, Clementina Mazzucco, Michele Cavallaro, Cesare Conti, Paolo Serra, Vanna Maria Valori, Vincenzo Pezzino, Gian Paolo Storchi, Clara Nicita, Doreta Carli, Anna Nocentini, Roberto Budini Gattai, Paolo Foraboschi, Rinaldo Germeia, Silvia Manderino, Giannamaria Pincigiannamari, Girolamo Caianiello, Giselda Stella, Giuseppe Cicolini, Giorgio Stupazzoni, Renata Campani, Assunta Marini, Franca Centra, Cristina Bassi, Daniela Laudati, Giordana Fochi, Giovanni Bellistri, Eugenio Antonio Ullucci, Simonetta Banfi, Dina Rosa, Paolo Ellepi, Irma Berdini, Natalina Raffaelli, Carlo Guaita, Silvia Pozzuoli, Maria Luisa Paroni, Adriano Marco, AnnaMaria Procenesi, Viviana e Raul, Gino Favero, Manlio Schiavo, Bruono Giangiacomo, Franca Stampatori, Paola Modesti, Vittoria Mascherpa, Maurizio Sbrana, Gualtiero Pinci, Fosca Ferrari, Tommaso Foggetta, Carmela Leonarda Carriero, Agostino Regnicoli, Annamaria Deidda, Franco Casadidio, Aldo Santori, Piergiorgio Gawronski, Pietro Natalino Pergolari, Anna Maria Capocasale Landini, Grazia Maria Bertini, Brian Raffaela, Clara Gennaro, Ombretta, Ezio Bonzi, Lia Frabboni, Antonio Pizzo, Corrado Lorefice, Francesco Fiordaliso, Filippo Pizzolato, Maria Luisa Quagliardi, Nicola Campus, Angelo Bertucci, Francesca Angelini, Giovanni Castelli, Franco Venturella, Piergiorgio Gualtieri Maria Cristina Laffi, Silvio Gambino, Dario Rossi, Angelo Sciuto, Assunta Prato, Gian Luigi Melandri, Riccardo Conte, Angelo Ciprari, Alberto Preti, Umberto Budroni, Alvise Moro, Otello Ciavatti, Toni Peratoner, Anna Semeraro, Sonia Sfreddo, Tonino Francesco Lozzi, Elena Gajani Monguzzi, Armando Schenone, Leopoldo Rogante, Cortese Nicola, Pierpaolo Loi, Elisabetta Tarquini, Paolo Solimeno, Fausto Gianelli, Maria Ricciardi Giannoni, Piergiorgio Gallicani, Antonietta Maria Ermacora, Giorgio Gallo, Franco Palutan, Giorgio Altieri, Anna Biagini, Angelo Palmieri, Roberto Landini, Armando Spataro, magistrato, Corrado Bartolini, Marina Bonelli, Fabrizia Francabandera, magistrato, Derek Jones, prof. Roberto Romboli, Adamo Montalbini, Grazia Rebasti, Antonio Sabatella, Stefano Anastasia, Aldo Di Canio, Annarita Cenacchi, Alfredo Guardiano, Maria Catterina iob, Giuseppe Martinico, Vincenzo M. Siniscalchi, Vincenzo Fares, Lucilla Anderson, Sandro Bonardi, Angelo Vaccaro, Mimino Ligorio, Angelo Errani, Giuseppe Belfiore, Luigi Bottazzi, Raffaele Silipo, Nicola Sinopoli, Fernando Cancedda, Andrea Corbo, Alessandro Scassellati Sforzolini, Palmina Panozzo, Alberto Terruzzi, Giuditta Peliti, Costantino Squeo, Eleonora Gallo, Letizia Cialli, Gaudenzio Ginevri, Mara Saccani, Paolo Spinicci, Silvana Pintozzi, Chiara Allegra, Alessandro Messina, Carmela Salazar, Rossella Rispoli, Gianna Guglielmino, Nadia Norcini, Fabiola, Sandro Nanetti, Samuele Filippini, Domenico Modugno, Franco Borghi, Raffaele Silipo, Costantino Squeo, Nicola Cortese, Gian Paolo Storchi, Mario Galimberti, Mario Rusciano, Giovanni Cannella, magistrato, Danilo Andriollo, Paolo Pascale, Franco Picelli, Anna Colombini, Francesco Virga, Sonia Poggesi, Giancarla Codrignani, Marta Basile, Ettore Zerbino, Renata Ilari, Teresa Traversa, prof. Giuseppe Campione, Luisa Simonutti, Alfredo Guardiano,

Il partito senza le due culture

di Raniero La Valle 

Quale Partito Democratico è precipitato nella Caporetto delle elezioni presidenziali? Questa domanda suppone che di Partito Democratico possa essercene un altro.

Il partito che ha subito la rotta di Montecitorio è quello che, pur essendo passato attraverso diverse metamorfosi e diversi fondatori e dirigenti, potremmo identificare come il partito veltroniano. Esso deriva da due vizi di origine, uno ideologico, l’altro politico.  Quello ideologico è consistito nella pretesa di unire due culture, quella comunista e quella cattolica, negando tutte e due.  L’incontro tra cultura comunista e cultura cattolica era passato attraverso diverse tappe, tutte di rilevante spessore. La prima era stata la “Pacem in terris” di Giovanni XXIII, che attraverso la distinzione tra l’errore e l’errante aveva dato legittimità al dialogo. La seconda era stata il confronto, condotto ai massimi livelli ecclesiastici, tra l’antropologia marxista e quella cristiana nei famosi incontri internazionali della Paulus Gesellschaft. La terza era stata quando Berlinguer, nel suo lungo viaggio verso l’incontro con la DC e altri partiti anticomunisti, a chi gli chiedeva in che cosa consistesse per lui una società socialista in Italia, affermava che essa sarebbe consistita in una piena attuazione della Costituzione repubblicana. La quarta fu quando Moro, nel suo discorso di Bari, sviluppando la “strategia dell’attenzione”, disse che si doveva andare a vedere in che cosa consistessero gli “elementi di socialismo” che il PCI voleva introdurre nella struttura sociale ed economica italiana.

Continua a leggere

Appello al segretario Bersani, al segretario Alfano, al Presidente Monti, all’on. Vendola, al sen.Casini…

Contro il catastrofismo di quanti vedono nell’attuale appassionante battaglia parlamentare i segni della fine di un partito, dei partiti, o della stessa Repubblica, i Comitati Dossetti per la Costituzione rivendicano la piena legittimità delle singole scelte e del conflitto in corso per l’elezione del Presidente della Repubblica, conflitto che pur così acceso rientra pienamente nella tradizione dell’Italia repubblicana.

Il solo modo di tradire in questo frangente consisterebbe nell’operare e nel votare non per incrementare il bene della Repubblica e della Costituzione, ma per sovvertirle e distruggere.

A questo punto del confronto, tuttavia, i Comitati Dossetti per la Costituzione ritengono che l’elezione del capo dello Stato debba essere sottratta agli schemi di una democrazia conflittuale e bipolare che sono estranei alla Costituzione e di fatto travolti dai risultati delle ultime elezioni. Le aggregazioni fisiologiche per l’elezione del presidente della Repubblica non sono necessariamente quelle che suppongono un dualismo tra metà del centro con la destra e metà del centro con la sinistra ma, secondo lo spirito della Costituzione, devono inscriversi in un più ampio e ricco pluralismo che dalla società si trasferisce e trova la sua rappresentanza nei Grandi Elettori.

Perciò, dopo che molti illustri e degnissimi candidati sono stati travolti negli scrutini tenutisi fin qui, i Comitati Dossetti per la Costituzione ritengono che non debba essere bruciata anche la risorsa dell’unico candidato rimasto credibilmente in campo dal primo scrutinio, e chiedono al segretario Bersani, al segretario Angelino Alfano, al premier Monti, a Vendola, a Casini e ai leaders di tutti i gruppi e sottogruppi presenti nell’Assemblea, di dare l’indicazione di votare per Stefano Rodotà, con l’unico mandato di garantire la salvezza e la crescita della Costituzione repubblicana, premessa di ogni ulteriore svolgimento politico. Ormai non si tratta più solo dell’interesse pubblico, ma della piena assunzione come problema politico e pubblico degli interessi, dei bisogni, delle speranze e delle angosce e spesso della stessa sopravvivenza della vita privata dei cittadini, in un tempo di gravissima crisi.

IL MESSAGGIO E’ IL FINE

parlamento-in-ferieUn governo ci vuole. Ma intanto la cosa da fare, fino a quando il nuovo presidente della Repubblica con tutti i suoi poteri, compreso quello di sciogliere le Camere, potrà rimettere in marcia la politica nazionale, è di legiferare. Non è affatto vero che senza un governo in piena funzione le Camere non possono fare le leggi: il loro è un potere autonomo, e anzi sarebbe bene che finalmente si legiferasse non per via di decreti-legge fatti dal governo, ma con leggi veramente generate dal Parlamento. Per questo occorrerebbe che tutti i gruppi parlamentari si mettessero alla stanga, che lavorassero sei giorni alla settimana e in pochissimo tempo dessero al Paese le leggi di cui il Paese ha urgente bisogno, e che non è qui il caso di ricordare. Come hanno scritto i “Comitati Dossetti” ai parlamentari del centrosinistra esortandoli a questa scelta, ben prima che Grillo ne proponesse una variante sovversiva (“meglio stare senza governo”) ciò “farebbe per la prima volta del Parlamento il luogo privilegiato e più d’ogni altro visibile della politica e della vita democratica”. Continua a leggere

La morte di Teresa Mattei

398961_10151319916292215_33837001_nE’ morta a 92 anni, Teresa Mattei. 

Ho conosciuto Teresa Mattei e ho fatto un comizio con lei a Pisa nella campagna elettorale per il referendum costituzionale del giugno 2006, quando la destra berlusconiana voleva far scempio della Costituzione e non vi riuscì. Teresa Mattei aveva già 85 anni, ma la Costituzione la voleva difendere, perché ne era madre; era stata a 24 anni deputata comunista alla Costituente, una delle ventuno donne sui 556 deputati che avevano fatto parte di quell’assemblea.

Era la più giovane di tutti, e per questo Vittorio Emanuele Orlando che, essendo invece il più anziano, aprì la prima seduta del 25 giugno 1946 (“L’Italia non ha ancora finito di essere l’Italia – disse – e come italiani noi abbiamo ancora qualche compito assegnato a noi nella storia del mondo”) la chiamò a salire sugli scranni alti come segretaria di Presidenza. In questa veste, con una delegazione dell’Assemblea, il 27 dicembre 1947 presentò al Capo provvisorio dello Stato il testo della Costituzione da firmare: “una ragazzina – come ricorda – che per la foto con De Nicola alla consegna della Costituzione aveva addosso il vestito di sua madre e le scarpe scalcagnate”.

I deputati alla Costituente, nell’Italia povera del dopoguerra, erano infatti poveri; per questo ad esempio – e fu una benedizione – i cosiddetti “professorini” – Dossetti, Lazzati, Fanfani, La Pira – non potendo permettersi altro, andarono a vivere tutti insieme nella casa delle signorine Portoghesi in via della Chiesa Nuova 14, formando quel singolare sodalizio che si chiamò poi, per celia, “comunità del Porcellino”. Che restassero poveri, ci aveva pensato la stessa Teresa Mattei, perché come segretaria della Presidenza fu tra quelli che dovevano stabilire i criteri per lo stipendio dei costituenti. Insieme con Giuseppe Di Vittorio andò allora su una vecchia macchina della CGIL in giro per fabbriche ed uffici per vedere quale fosse il salario medio degli operai e degli impiegati di allora, e propose che per non allontanarsene l’indennità parlamentare fosse di 42.000 lire al mese. Questa proposta non fu molto popolare tra gli onorevoli e alla fine – ma con non minore sobrietà – il salario dei deputati fu fissato a 80.000 lire. Se la Costituzione rassomigliava all’Italia e ancora oggi è “la più bella del mondo”, è anche perché è stata fatta da deputati poveri che stavano dalla parte dei poveri.

Continua a leggere